La patria dei cuochi
Situato su di uno sperone di roccia ad 870 metri di altitudine, Roio è anche noto come la patria dei cuochi.
In passato infatti la popolazione viveva di pastorizia e di agricoltura montana, ma nei tempi più moderni si è progressivamente diffusa la professione di cuoco, al quale è stato dedicato un monumento all’inizio del paese.
Molti ragazzi partiti da questo piccolo borgo sono poi diventati nel tempo celebri cuochi, servendo personaggi famosissimi, addirittura re e imperatori e persino gli zar di Russia (sul sito di Roio del Sangro è possibile scoprire alcune delle loro storie).
Una deliziosa notizia per i nostri palati che potranno gustare le varie specialità gastronomiche locali e la tipica pasta fatta in casa.
Un piccolo borgo, con molte belle storie da raccontare
Come la maggiorparte dei piccoli borghi montani d’Italia anche Roio ha vissuto sulla sua pelle il progressivo spopolamento delle aree interne, e i suoi abitanti, che nel dopoguerra erano 700, sono oggi nemmeno un centinaio.
D’altronde la vita rurale di un paesino come Roio non fa per tutti, e moltissimi abbandonano il territorio per non farvi più ritorno se non nella stagione estiva.
Detto questo, ci sono anche molte persone che scelgono di restare, tornare, o addirittura di trasferirsi in questo borgo da altre città. Persone di differenti generazioni e con storie diverse, ma tutte accomunate dalla voglia di vivere in modo lento, a contatto con la natura e a dimensione d’uomo.
Marco per esempio ha le sue radici qua, i suoi quattro nonni tutti di Roio Del Sangro. Per lui Roio rappresenta un luogo incantato, isolato dalla frenesia del mondo moderno e nel quale ritrovare se stessi. Con il suo progetto, “Roio del Sangro Cammini”, condivide questa visione con viaggiatori da tutto il mondo, conducendoli su vecchi sentieri legati alla transumanza e alla pastorizia, al culto religioso e alle antiche tradizioni del territorio.
Mario invece a Roio ci è nato, ma il lavoro lo ha portato lontano. Dopo aver cambiato 3 volte città lavorando per aziende diverse non aveva più punti di riferimento stabile. Nessuno a parte il piccolo borgo dove aveva passato la propria infanzia. Per vivere la propria maturità è quindi tornato a Roio, e a chi gli chiede “Come vivi in un paese con 90 abitanti?” risponde “Quando esco di casa incontro 50 persone e converso con tutte. Chi vive in città incontra migliaia di persone ma con quante persone si ferma a parlare amichevolmente? Qual è la persona che fa più vita sociale, chi vive in città o io?”. Una giusta riflessione.
E poi c’è Cristina, che è nata in Lombardia, e si è trasferita qua perché innamorata della natura, della tranquillità e della lentezza che caratterizza la vita dei paesi abruzzesi, nei quali da bambina trascorreva le vacanze con suo padre.
Non essendoci molte occasioni lavorative in zona né per lei né per i giovani, con un gruppo di amici ha fondato una cooperativa multiservizi che il lavoro lo crea. Nel 2020, nonostante la pandemia, hanno aperto un bar, che soprattutto in un piccolo borgo come Roio ha una funzione sociale prima ancora che di ristoro e diventa un luogo d’incontro quotidiano per una comunità intergenerazionale.
La pandemia ha rallentato il loro lavoro, ma con la loro cooperativa hanno altri progetti in mente per creare nuove economie ed opportunità lavorative, e, magari chissà, richiamare qualcuno che come Cristina, Marco e Mario voglia trasferirsi a vivere in questi meravigliosi luoghi per riscoprire la bellezza, la semplicità, la lentezza delle realtà della Piccola Italia.
Lungo il cammino avremo la possibilità di conoscerli meglio, insieme al resto dei Roiesi, e potremo condividere con loro storie e pezzi di vita.
Per ripercorrere con noi le orme di San Francesco Caracciolo, e scoprire i luoghi che ne hanno segnato la vita insieme ai loro abitanti, unitevi alla nostra esplorazione territoriale collettiva.